Michelangelo Merisi (Caravaggio è il suo pseudonimo), nacque a Milano il 29 Settembre 1571 e morì all’età di soli 39 anni in Porto Ercole (18 Luglio 1610); artisticamente formatosi a Milano e poi in giro tra Malta, Sicilia, Napoli e Roma, è stato senza dubbio uno dei più celebri pittori di tutti i tempi. Certo la sua esistenza fu molto breve, ma fortunatamente lui era una persona molto attiva, e ci ha lasciato diverse testimonianze della sua arte.
Il suo stile ‘scenografico e quasi scultoreo’ mediante il quale rappresentava prevalentemente stati umani sia fisici che mentali, e la bellissima combinazione di luci e colori che sapeva creare nei suoi dipinti conferendo loro un aspetto quasi ‘tridimensionale’ (grazie appunto al marcato contrasto di luci ed ombre), sono le due caratteristiche che lo hanno reso davvero unico al mondo, praticamente inimitabile. Sembra quasi che i corpi ai quali egli desiderava dare risalto fuoriescano dalla tela ed acquistino spessore, risaltando in porzioni di scena più luminose rispetto ad altre.
Inizi della sua carriera
Alla tenera età di 13 anni, scampato per miracolo ell’epidemia di peste scoppiata a Milano negli anni 1577 e 78, il Caravaggio fu mandato a lavorare nella bottega di Simone Peterzano, pittore italiano esponente del ‘manierismo lombardo’ che vantava di essere allievo del grande Tiziano; Peterzano sarà in seguito il suo maestro e lo aiuterà a muovere i primi passi nel mondo della pittura di fine 500.
Il contratto di apprendistato con il quale fu inquadrato Caravaggio durò 4 anni, durante i quali assimilò bene quelli che erano gli elementi fondamentali ed i principali segreti della scuola pittorica lombarda e di quella veneta. Verso la metà del 1592 poi, terminato il rapporto di collaborazione con il suo maestro ed ammortizzato il duro colpo della morte di sua madre, si trasferì a Roma, spostando la sua residenza presso la bottega del suo amico pittore siciliano Lorenzo Carli. Fu qui che Caravaggio iniziò ufficialmente la sua carriera nel mondo artistico.
Stile artistico
1955 e 1956 segnarono l’ingresso ufficiale del Caravaggio nel mondo artistico romano, e l’amicizia con Lorenzo Carli gli garantì anche quella tranquillità e quella sicurezza di una dimora fissa, cosa che lo mise in condizione di iniziare a dipingere. Lasciata in seguito la bottega del Carli, il pittore milanese frequentò per qualche tempo un altro grande esponente del manierismo italiano, Giuseppe Cesari (detto anche ‘il cavalier d’Arpino’).
La forte impronta naturalistica espressa nei soggetti, che egli rappresentava in forma quasi tridimensionale grazie ad un sapiente gioco di luci ed ombre quasi a volerli isolare dalla scena stessa in cui essi erano inseriti, e la particolare illuminazione che egli stesso predisponeva affinché tutto ciò acquistasse ‘spessore e volume’ hanno fatto si da rendere il suo stile quasi ‘scultoreo’, e di conseguenza unico a quei tempi.
I suoi dipinti più famosi
Tra le prime opere del Caravaggio si possono incontrare varie interpretazioni di ‘nature morte’, ma quella che senza dubbio ha lasciato più il segno è ‘la canestra di frutta’, oggi custodita nella Pinacoteca Ambrosiana; in essa appare già chiara l’influenza barocca assimilata nella bottega del ‘Cavalier d’Arpino’, infatti fu proprio in quel periodo che questa venne dipinta.
Soltanto nel 1600 Caravaggio compie quel tanto sognato ‘salto di qualità’ che sicuramente meritava; alcune tele laterali e pale di altari gli furono infatti commissionate da un paio di chiese romane, tra queste ‘la deposizione nel sepolcro’, oggi custodita nella Pinacoteca Vaticana.
‘La crocifissione di San Pietro, il Martirio di San Matteo, Narciso, Giuditta ed Olofèrne, il Ritratto di Maffeo Barberini, San Giovanni Battista, Davide con la testa di Golìa, La resurrezione di Lazzaro, sono soltanto alcune tra le sue opere più celebri, ma si potrebbe continuare ancora a lungo.
Cosa apportò Caravaggio al mondo dell’arte
In un certo senso possiamo dire che fu proprio l’azzardo di sperimentare queste sue nuove tecniche pittoriche e di combinarle con un perfetto gioco di illuminazione a rendere celebre l’arte del Caravaggio; dopo infatti un lungo periodo fortemente caratterizzato da un’impronta prettamente manieristica e classico-rinascimentale, grazie a lui si respirò aria nuova e si scoprirono nuove strade da percorrere nella pittura su tela, uscendo finalmente fuori dagli schemi a quel tempo comunemente utilizzati.
Un elemento quasi mistico e teologico posto in risalto dal gioco di luci e dalla messa in secondo piano dello sfondo cattura rapidamente occhio e anima dell’osservatore, e la ‘drammaticità’ dei gesti di alcuni personaggi è così fortemente impattante che si ha quasi la sensazione di trovarsi di fronte ad una scultura, sensazioni che mai prima di allora erano state provate ammirando un quadro.